domenica 3 febbraio 2013

Letture critiche. "Saper vedere" di Matteo Marangoni

LETTURE . "Saper vedere". Come si guarda un'opera d'arte. La metodologia di Matteo Marangoni
Fonte: sito archivio.pubblica.istruzione.it/didatticamuseale/ambito_arte1

Metodologie didattiche per la "lettura" delle opere d'arte si erano diffuse in Europa già tra il XIX e XX secolo: erano state pubblicate numerose "grammatiche" di pedagogia artistica, veri e propri manuali rivolti alla scuola e alle professioni. Ma è soprattutto con la pubblicazione, nel 1925 del Paedagogisches Skizzenbuch di Paul Klee che questo genere letterario trova particolare risonanza presso il grande pubblico.
In Italia il critico d'arte Matteo Marangoni (Firenze 1876 - Pisa 1958) impartiva, a sua volta, negli anni '20, le lezioni della prima grammatica e sintassi storica italiana della forma artistica, centrando l'attenzione sui "valori figurativi" delle opere d'arte, secondo la lezione di Heinrich Wolfflin e Benedetto Croce. Tali lezioni furono stampate nel 1932 con il titolo (ispirato al genio di Leonardo da Vinci) "Saper vedere". La pubblicazione ebbe un enorme successo, raggiungendo ben venti edizioni italiane e altre numerose straniere.
In pratica Marangoni esemplificò le fondamentali forme visive esaminando opere d'arte di varie civiltà e di tutti i tempi, scelte perché presentavano i differenti "valori figurativi", in base a determinate affinità, in accezioni limpide e marcate, anche senza definite relazioni storiche, al di fuori di tradizioni canoniche o preminenze culturali. Marangoni rifuggiva, infatti, da ogni definizione generale e unitaria di stili o forme per individualizzare, invece, i valori figurativi come identità o persone espressive in termini unici, irripetibili e non generalizzabili, caratterizzabili per mezzo di una serie di "coppie" di valori paralleli, antagonisti tra di loro, quali:
Soggetto Drammaticità
Contenuto/forma Movimento
“Verosimiglianza” Edonismo
“Sentimento/sentimentalismo” Colore
Bello/Brutto

Il soggetto
Una tendenza diffusissima nel guardare un'opera d'arte consiste nel cercare di individuarne il soggetto, cioè l'argomento (rappresentato da un personaggio, evento, storia, ecc.). La stessa storia dell'arte tradizionale suddivideva le opere d'arte in categorie secondo il soggetto: "pittura sacra", soggetti storici, il ritratto, il paesaggio, natura morta, ecc.
Un esempio, ormai classico, di opera d'arte priva di un ben determinato soggetto è rappresentato dal c.d. "Torso del Belvedere". Tale opera offrì grandissima ispirazione, a numerosissimi artisti, tra cui Michelangelo Buonarroti.

In realtà osserva Marangoni - anche un solo particolare di un'opera d'arte può essere apprezzato, indipendentemente dalla conoscenza del soggetto dell'opera stessa, dato che il valore di tale particolare "non è nel soggetto, ma nella personalità dell'artista". "Per un artista, dunque, il soggetto è soprattutto, un'occasione a ridestare la sua fantasia; egli, cioè, al di là del significato pratico vi scopre un significato artistico che sovente può non avere alcun legame logico con l'azione del soggetto stesso, ma, che è, invece, in perfetta armonia col suo temperamento". In pratica il contenuto che deve interessare l'osservatore non dovrebbe essere quello oggettivo del tema, bensì quello soggettivo del modo di interpretare quel tema da parte dell'artista. "Il vero contenuto poetico non è quello empirico che appare a noi tutti ma quello tanto più intimo e misterioso che l'artista concreta nella forma".

La verosimiglianza
Secondo un usuale preconcetto l'arte è verosimiglianza, cioè imitazione esteriore della natura. La critica d'arte ha dissolto oggi questo pregiudizio. Bisogna, perciò, insegnare a saper vedere. Un esempio di come il pregiudizio della verosimiglianza stravolga i reali valori artistici è rappresentato dal " Mosè " di Michelangelo:
La barba del Mosè è famosa perché appare "inverosimile" al grande pubblico, non avvertito dal punto di vista estetico. In realtà Michelangelo era del tutto disinteressato al significato pratico del dettaglio, scorgendo, invece, in esso l'occasione per uno stupendo motivo ritmico.
La civiltà che maggiormente ignorò il preconcetto della verosimiglianza - secondo Marangoni - fu quella egizia. Essa seppe idealizzare, come nessun altro popolo, la figura umana. Nei simulacri dei suoi faraoni è arrivata a trasfigurarla in ritmi plastici elementari ed eterni, spogliandola dei suoi caratteri mortali.

Anche nell'arte romanica si evidenzia una sorta di astrazione e deformazione rispetto alla natura apparente delle cose, come nelle opere di Benedetto Antelami. L'artista, infatti, tende ad accentuare elementi di deformazione rispetto ai tradizionali canoni della verosimiglianza, tanto diffusi pressoil grande pubblico.
Forma e contenuto
Per "contenuto" di un'opera si intende l'insieme dei fatti raccontati in un libro, del soggetto rappresentato in un quadro, in una scultura, in un film, mentre la forma è il modo artistico (letterario, pittorico, cinematografico, ecc.) di esprimere quel contenuto. "La forma mette in luce non solo l'abilità dell'autore..., ma la sua personale visione della realtà o della sua immaginazione: cioè lo "stile" personale" dell'artista. In linea di principio forma e contenuto dovrebbero fondersi in modo coerente nell'atto creativo, tuttavia, - secondo Marangoni - tale sintesi " risulta rara persino nei capolavori più celebrati, dove troppo spesso e nella stessa opera si vede l'artista peccar di incoerenza.
Ad es. secondo Marangoni la rappresentazione di Gioacchino con i pastori sembra sentita e concepita in due stati d'animo diversi: Gioacchino, gli alberi e gli animali secondo lo stile gotico; quella dei pastori, invece, secondo lo stile romanico.
Bello e brutto
Un'altra conseguenza del pregiudizio della verosimiglianza è rappresentata dalle false idee che il grande pubblico si fa intorno ai criteri di giudizio del "bello" e del "brutto" nell'arte, considerati alla stessa stregua dei criteri pratici della vita quotidiana. E poiché nella vita la bellezza fisica è generalmente regolare e la tradizione classica fa della regolarità una delle condizioni della bellezza, è opinione corrente, ormai, che bello sia sinonimo di regolare. Alcuni esempi: Studio di testa di Leonardo e Maddalena di Donatello.
 
 
Sentimento e sentimentalismo
La confusione tra sentimento e sentimentalismo si manifesta in modo particolare per quanto riguarda la dimensione drammatica di un'opera, anch'essa misurata sul metro della vita pratica anziché secondo il principio per cui il fine dell'arte consiste nel superamento della realtà empirica. Il "Martirio di San Sebastiano" è uno dei soggetti drammatici più trattati dagli artisti di ogni tempo, ma con esiti di artistici diversi:alcuni autenticamente artistici, altri tendenti al sentimentalismo. Qui vediamo tre esempi. Il San Sebastiano di Andrea Mantegna, il San Sebastiano di Perugino e quello del Sodoma.




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